Una vita che nasce: un vagito e poi un’immensa gioia da far perdere il ricordo del dolore. Una madre e la sua bambina: in quell’abbraccio che placa il pianto, il segno di un legame per sempre, al di là della separazione che lì ha il suo inizio. Gran mistero la genitorialità! Si diventa coautori della vita con il Padre e nello stesso tempo a servizio di chi, giorno dopo giorno, mette le ali e si allontana nella libertà di cui la vita è per sua natura fatta; d’altra parte, non c’è amore senza rispetto della libertà. Ce lo dice a chiare lettere lo stesso sguardo triste di Cristo davanti al giovane ricco. E’ la storia di ogni genitore e di ogni figlio, lo sappiamo bene, lo viviamo sulla nostra pelle ogni giorno, noi che abbiamo avuto la grazia di diventare padri e madri.
Monicah cresce con sua madre, nella malattia questo legame si rinsalda e diventa importantissimo per lei, come ci fa capire Don Daniele in una delle sue news: è un rapporto unico e insostituibile, come capita soprattutto in Kenya, dove i bambini disabili sono spesso ritenuti frutto di una colpa, vengono rifiutati dalla comunità e spesso abbandonati con la madre dal padre. Quanta sofferenza, quanto dolore in solitudine e che sollievo deve essere stato per lei l’incontro con i Sacerdoti e le Suore della Fraternità San Carlo e con i loro collaboratori impegnati nel Progetto Ujiachilie! Finalmente una luce nel buio, un villaggio in cui crescere, una mano che ti prende e ti accompagna in un cammino insieme, altri bimbi e altre madri con cui confrontarsi, e piangere, e gioire, e porre le domande che a nessun altro oseresti porre; tra loro donne e uomini consacrati, ma mille volte e più padri e madri, che aiutano a trovare una risposta con la loro stessa vita, standoti accanto sempre, anche nei momenti più bui, quando Monicah, nonostante le cure, si allontana dal tuo sguardo e dalle tue mani di madre, salendo al cielo.
Scrive Don Daniele nella sua lettera “Il valore di questi ultimi dieci giorni della sua vita che il vostro aiuto ha reso possibile rimane un mistero insondabile che scopriremo solo in cielo”, così come rimane un mistero tutta la vita di Monicah, della sua mamma coraggiosa e di ciascuno di noi, ma con la certezza che in cielo ogni tassello troverà il suo posto nel compimento pieno del progetto con cui Dio Padre ci ha pensati, voluti, creati e sostenuti giorno dopo giorno. D’altra parte, se ci guardiamo alle spalle, se pensiamo al nostro passato, anche in questo momento, non è difficile scorgere un filo rosso che si dipana tra gli incontri, gli eventi e i giorni trascorsi, come se tutto fosse donato per costruire ciò che siamo, per darci speranza di un futuro buono, dove arriverà a compimento ciò per cui siamo fatti.
Pensando a Monicah e alla sua mamma mi viene in mente la “Canzone di Maria Chiara” di Claudio Chieffo : “ Per chi fu perseguitato, per chi ha pianto nella notte, per tutti quelli che hanno amato, per chi ha perduto la sua vita, la mia casa sarà aperta, la mia tavola imbandita, per tutti quelli che hanno amato, per chi ha perduto la sua vita”…per Monicah è già la grande festa!
Cristiana Piva